Amedeide | Page 2

Gabriello Chiabrera
tuttavia parecchi altri cognomi nel Monferrato e nel Piemonte che si palesano d'origine spagnuola. Ma qual che fosse l'antica stirpe de' _Zabrera_, questo è certo che un Gabriele, _de Zabreriis_ fece un sepolcro a se ed a' suoi l'anno 1493 nella chiesa di S. Giacomo vicin di Savona, e ne ornò la cappella con una tavola di pittore in quell'età molto prezzato. Da questo Gabriele I. venne un Corrado, che di Mariola Fea gentildonna savonese generò Gabriele II.; e questi ebbe da Geronima Murasana, pur savonese, e figlia del dotto giureconsulto Pier Agostino, Massimo, uomo di buone lettere ed amico in Roma di Paolo Manuzio; Gabriele III., ossia il nostro poeta, e Laura, data in moglie ad Aurelio Bosco Savonese.
La madre del Poeta, rimasa vedova in fresca età, passò ad altre nozze con Paolo Gavotti nobile savonese, e di GABRIELLO si tolse la cura Margherita sorella del padre di lui, la quale di Ottavio Pavese suo marito non aveva prole veruna; ma la tutela del pupillo tenevala Giovanni pure fratello del padre, ed esso ancora senza figliuoli. Giunto GABRIELLO all'età d'anni nove, fu condotto in Roma, ove Giovanni suo zio faceva dimora[1], ed ivi fu nodrito con maestro in casa da cui apparò la lingua latina. In quegli anni lo prese una febbre, e dopo due anni lo percosse un'altra, che sette mesi lo tenne senza sanità e l'inviava a morire etico; onde Giovanni suo zio, per farlo giocondo con la compagnia d'altri giovinetti lo mandava alle scuole de' PP. Gesuiti; ed ivi prese vigore e fecesi robusto, ed udì le lezioni di filosofia, anzi più per trattenimento che per apprendere; e così visse fino all'età di venti anni. Ma nel 1572, essendo mancato di vita in Roma lo zio Giovanni, esso GABRIELLO andò a Savona a vedere e farsi rivedere da' suoi; e fra pochi mesi tornossene a Roma.
Quivi avuta occasione di vendere un giardino, che sembra eredità dello zio, al Cardinale Luigi Cornaro Camerlengo di S. Chiesa, colse l'opportunità di entrare in corte di quel Porporato, e vi stette tre anni. In questo, avvenne, che senza sua colpa fu oltraggiato da un gentiluomo romano, ed egli vendicossi; nè potendo meno, gli convenne di abbandonar Roma, e ridursi alla patria. Del qual avvenimento non abbiamo altra notizia, salvo se quella lasciataci dal Poeta, e che si è riferita colle sue parole medesime.
In Savona stette molti anni, dividendo il suo tempo tra lo studio delle buone lettere, la compagnia di giovani suoi pari, ed eziandio, nel vagheggiare una beltà savonese, ch'egli chiama poeticamente _la Galatea de' savonesi mari_. Sopra questo innamoramento abbiamo l'incomparabile canzone _Per duri monti alpestri_. E ne parla slmilmente nel canto VII. dell'_Italia liberata_, dicendo:
Appena nato, a' duri miei tormenti?Sorte volle adoprar la sua fierezza;?Mi negò le lusinghe dei parenti,?Mi pose in risse, m'involò ricchezza:?Amore alfin con le sue fiamme ardenti?Servo mi fe' d'una crudel bellezza.
Sono pur da leggere queste parole della canzone XXIX. tra le morali scritta ad Jacopo Doria:
Forza d'alta beltà, ch'empie gli amanti?Di caro duol, tiranneggiò mia cetra:?Oggi che imbianco........?........ altrove ergo i pensieri.
E tuttavia nel CHIABRERA l'amore vestiva un abito gentile, alla platonica; e in tutte le sue poesie non è parola che ricordi, non dirò le sozzure di certi poeti de' tempi a noi vicini, ma nè anco la licenza dell'Aminta e della Gerusalemme.
L'anno del 1584 rallegrò la solitudine del CHIABRERA con l'arrivo in Savona della famosa Isabella Andreini, venutavi colla sua compagnia comica a farsi udire sulle scene. Il poeta onorò con parecchie composizioni il valore dell'attrice, ed essa, che non era donna volgare, rispose con rime pregevolissime che abbiamo alle stampe. Ma v'ebbero sdegni e combattimenti tra' gentiluomini di Savona. Stavano per una parte Ottaviano e Luigi Multedo; per l'altra Benedetto Corsi, Giulio e Cesare Pavesi, Ambrogio Salinero e il nostro Poeta; che brevemente, al solito, così accenna quella tenzone: ?in patria incontrò, senza sua colpa, brighe, e rimase leggermente ferito su la mano: fece sue vendette, e molti mesi ebbe a stare in bando: quietassi poi ogni nimistà, ed egli si godette lungo riposo.? Si compose la discordia con un atto di pace rogato in Mulazzano addì 16 aprile 1585, ed accettato in Savona dai Multedo il dì 24: il che ne fa conoscere che la fazione del CHIABRERA ebbe a ricoverarsi negli antichi dominj della R. Casa di Savoja.
Tornato alla quiete della patria, cominciò col fratello Massimo a pensare alla propagazione della stirpe; e non avendo quegli voluto sottomettersi al legame del matrimonio, fu deliberato che GABRIELLO s'eleggesse una sposa. Qui porrò un fatto che parrà novella, e non è; vo' dire che il Poeta si teneva per affatturato da qualche maliarda o stregone, cosicchè stimavasi non atto al debito?coniugale; e ne scrisse lunga e mesta lettera a Bernardo Castello pittore, suo grande amico, scongiurandolo a veder pure
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